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"CANONE EUROPEO" @ BLOW UP (I) - DISCHI DEL MESE  by Il Levriero Staff 01/09/2017 at 01:53
"Canone Europeo" fra i Dischi del Mese di Blow Up n.232 (Settembre 2017). Recensione a cura di Paolo Bertoni.




"Sulle laceranti vicende della Grecia di queti ultimi anni Mercy rifletteva anche nell’intervista pubblicata sul BU#200, osservazioni che decantando lo hanno evidentemente condotto a prediligere ’Hellas’ come abbrivo di un disco che rincorre il concetto di ’canone europeo’ attraverso liriche rievocazioni di episodi, o persone, che al di là del fatto che abbiano più o meno scosso la Storia si sono elevati come esempi di ’idealismi, audacie e sprezzature’. L’invocazione all’orgoglio di una nazione umiliata dalle logiche dei poteri globali, dopo una descrizione in cui si affiancano riferimenti ai fasti dell’età classica ed alla miseria attuale, è anthemica nell’esortazione ad una fiera rinascita, in un brano che rammenta, ce ne fosse bisogno, come la Grecia sia fondamenta e simbolo indiscusso della cultura continentale, in un crescendo che rimbomba tonante nei termini di `Hellas rialzati/serra le schiere adesso/batti il tuo tempo sugli scudi/ segna anche il nostro passo/Hellas la fiaccola è spenta nella brina/possa il coraggio accendere presagio di un mattino’. Subito dopo l’epica, a IANVA adusa, del ’ribelle’ si riaccende tempestosa in ’Come Ferro Battente’, vero manifesto di un retto vivere (`Fa che non si estingua il mio disprezzo/che non venga meno adesso la mia truce inattualità/Perché mi vorrei come non sei oggi e non diventerai/un margine tagliente/estremo materiale resistente, ferro rapido e battente, detestabile lucidità’), come più tardi ’Nessuna Croce Manca’ (’L’immoralità sta nel non soffrire affatto/di fronte alla realtà d’uno scempio ancora in atto/nella non ammissione che essere nazione vuol dire in primo luogo preservare/ma ciò che resterà di un paesaggio senza uguali/non si salverà dagli spiriti animali/di progressisti armati famelici, famelici mercati/democrazie ben liete d’ammazzare’), mentre ’Resurgente’ ci catapulta nel 1848, ai tafferugli alla prima de La Scala e alla scaturigine delle Cinque Giornate di Milano, potentemente magniloquente in una prepotente cavalcata domata con arte dalla voce di Stefania D’Alterio, con sviluppo drammaturgico appassionato ed avvincente. L’invito vibrante ad un filosofico risveglio, che si traduca magari in attiva prassi, di ’Canone Europeo’, in cui va in scena un inatteso alternarsi, con magistrali incastri, delle voci di Mercy ed Enrico Ruggeri, incoraggia a fronteggiare strenuamente il tentativo delle egemonie dominanti, auspicio è che sia eternamente vano, di annichilire la tradizione del Vecchio Continente, richiamata da una parte citando luoghi cari ad ogni cuore europeo, dall’altra con dirompente e pugnace veemenza (`Eppure l’eccentrico arredo che è sopravvissuto/è il solo decoro che resta di una civiltà/asserragliatevi pure in un cubo fottuto/eluso da vetri specchiati/ma il Canone è qua’), si innalza nuovamente la straordinaria capacità narrativa della vocalità di Stefania che trova occasione per esaltarsi in ’Le Rital’, in cui si rammentano le gesta di Vincenzo Peruggia, un imbianchino che rubò, nel 1911, la Gioconda dal Louvre, per portare in Italia il dipinto in una sorta di atto patriottico che vendicasse le spoliazioni napoleoniche, con la pura poesia che prende il sopravvento in ’Rombo Di Giovane Ala’, ispirata dal Volo Su Vienna di D’Annunzio, prima in una dimensione quieta ed acustica, poi enfaticamente esplosiva (’E già delle Alpi la chiostra abissale spalanca un titanico abbraccio/è strano essere grati d’un rischio mortale/promessi alla roccia ed al ghiaccio’), cori che sollevano e ripiegamento che meglio chiarisce l’idealistica portata dell’impresa (’Che senso ha un volo disarmato?/Eppure già l’eterno ha riecheggiato/si dissimula in seno alla beffa il sacro/non chiederà sangue per il lavacro’). Dopo l’intensa ’L’Alba Delle Ceneri’, aspra nel suo ricordare come suicidi eccellenti punteggino la china del tramonto di ogni civiltà, sottolineato un rimando al libro di Michele Mari ’Tutto il ferro della torre Eiffel’, ’Benvenuto’ elegge Cellini ad esemplificazione del concetto di vita ’inimitabile’ in una cornice sonora dai tratti impetuosi, ’Cummandar As Shaitan’ ha passo di marcia e trombe squillanti e celebra un altro italiano, Amedeo Guillet, che si era meritato sul campo, in Eritrea, alla guida di cavalieri indigeni, il titolo appunto di Comandante Diavolo, nella sua quasi personale guerra contro gli inglesi, tambureggiante e turbinoso il finale tra fumiganti rovine e sentori apocalittici di ’Patmos’, con D’Alterio che ritorna protagonista (’Viventi d’ogni tempo, un solo gran falò/lo avranno dentro il vento il loro melting pot/in esodi celesti milioni d’anni ancora/la Terra che ci scorda/la Terra che respira’), con quel ’melting pot’ pronunciato con, sia pur elegante, fastidio, che non passa inosservato e che è l’ennesima affermazione di un’irriducibile resistenza che non può prendere in considerazione alcun motivo, buono od opportunistico che sia, per cedere".

(Paolo Bertoni- Blow Up n.232 Settembre 2017 - Dischi Del Mese - 7/8)



Il nostro grazie va a Paolo e allo staff di Blow Up.


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"Canone Europeo" listed among "Best Releases Of The Month" @ Blow Up (I) n. 232 (September 2017).
Awesome review by Paolo Bertoni.

Our biggest thnx to Paolo and Blow Up Staff