Language   italian version  english version | Full database Admin    New blog | Edit/delete blog | Configure Ublog 
Blog details     08/07/2009  
 
 
  JULY 2009  
smtwtfs
234
6791011
1214151617
19202122232425
2628293031

current month
"ITALIA: ULTIMO ATTO" @ ONDAROCK (I)   by  Il Levriero Staff 08/07/2009 at 17:07
Another great "Italia: Ultimo Atto" review @ ONDAROCK (I)




"Dall’istantanea dell’impresa fiumana di D’Annunzio all’affresco di una nazione intera. Alla seconda
uscita sulla lunga distanza, gli Ianva allargano l’obiettivo con l’audacia e l’ambizione che da sempre li
contraddistinguono. Stavolta, però, l’impresa si presenta smisurata anche per gli "arditi" genovesi:
un kolossal che sfiora i 70 minuti e si propone di trascinare l’ascoltatore in un drammatico viaggio
attraverso la storia italiana dal 1943 ad oggi. Qualcosa che rischia inevitabilmente di affondare nel
velleitarismo o, peggio, nella retorica da comizio. Invece, ed è questa la prima notizia positiva, il
tutto fila liscio con buona coerenza narrativa, grazie anche alle indubbie doti affabulatorie
dell’ensemble ligure, a quel suo ricercato lirismo così distante dal verbo trasandato dell’alternativese
nazionale.
Lo sguardo fermo e intransigente di Mercy & C. è ancora venato dalla nostalgia per quella sorta di
"arcadia italiana" di inizio secolo, progressivamente corrotta in una sorta di cupio dissolvi collettivo,
nella corsa cieca verso un progresso illusorio ed egoista. E nella sua "notte della Repubblica" brillano
i rimandi ad alcune grandi voci del dissenso, da Pasolini a Malaparte, da Germi a Gaber. Certo,
nell’armamentario concettuale degli Ianva non mancano zone d’ombra, forzature, ideologismi
controversi e discutibili. Ma resta la fierezza di una narrazione passionale e fiammeggiante,
decisamente poco incline alle mode (anche politiche) contemporanee.
Una profezia fosca e severa di Pier Paolo Pasolini, affidata alla voce narrante di Enrico Silvestrin (su
un tappeto marziale di fiati e tamburi), fa da incipit a dodici stazioni del calvario italico, scandite dai
suoni caratteristici della band genovese: fisarmoniche, trombe, violini, orchestre d’antan. Suoni
sempre più affondati nelle radici della musica popolare italiana, tra suggestioni epiche alla Morricone
e palesi omaggi al cantautorato genovese (De André su tutti), ma sempre sensibili alla malia
melodrammatica di crooner internazionali come Scott Walker e Marc Almond. E si accentua
l’evoluzione verso un formato più arioso, quasi "operistico", una ballata per orchestra che rinuncia
quasi del tutto al passo marziale neofolk degli esordi.
Ecco allora susseguirsi il caos post-8 settembre 1943 ("Dov’eri tu quel giorno?") annunciato da cupi
squilli di trombe, il bombardamento di Genova che devasta la vecchia "Galleria Delle Grazie" (con il
cammeo di Franca Lai, monumento della canzone popolare genovese), l’abisso della guerra civile
(l’avvolgente crescendo per chitarra e tromba di "Negli occhi di un ribelle" e i solenni flashback di "La
stagione di Caino"), l’abbattimento dei vecchi simboli, con l’esecuzione dell’attrice "Luisa Ferida" (un
classico cabaret noir di Stefania D’Alterio, sorretto da arrangiamenti sinfonici), il dramma delle foibe
(la danza lugubre di "Bora").
Quindi, con la fine del miraggio del boom, i nuovi spettri: il caso Montesi, primo di un’infinita serie di
scandali insabbiati ("In compagnia dei lupi", con D’Alterio ancora sul proscenio su cadenze beffarde
che riecheggiano il De André di "Un giudice"), la cementificazione e la prima bomba (l’incalzante
strumentale "Cemento armato", quasi un motivo da "poliziottesco" dei 70), gli anni di piombo visti
attraverso gli occhi di una "Pasionaria" (altro bel tema da soundtrack, con tanto di chitarre western
e fischio struggente alla Morricone), e l’assassinio di Pasolini ("Piazza dei Cinquecento", con Duke
Montana nei panni del "Ragazzo di Vita" in un breve intervento). E poi ancora "L’estate dei silenzi",
quella del 1980, delle stragi di Ustica e di Bologna (nuovo recitato di Mercy sulla chitarra
arpeggiata), e infine "L’ultimo atto", la normalizzazione degli anni 80-90, in un’invettiva, stavolta più
scontata, sulla disintegrazione morale del paese, che porta dritta alle miserie politiche dei nostri
giorni.
Svetta un gusto cinematografico per il dettaglio (la sirena d’allarme che squarcia il vinile gracchiante
di "Galleria delle Grazie", le battute in presa diretta di "In compagnia dei lupi", l’avvicendarsi dei
discorsi storici su "La stagione di Caino"), unito a un’urgenza espressiva che, paradossalmente,
trova proprio nella pomposità la sua più autentica ragion d’essere. Il fascino degli Ianva è proprio
nell’enfasi cupa e seriosa, in quella prorompente potenza lirica che scampa miracolosamente
all’ironia involontaria di tanti altri gruppi limitrofi.
Se "Disobbedisco!" era un colpo di maglio in faccia all’indie tricolore, "Italia: ultimo atto" è una lenta
ma inesorabile discesa negli inferi, che conferma l’unicità della band genovese nel panorama
nostrano.
Da segnalare anche il ricco booklet, con copertina rigida, in cui ogni brano è corredato da illustrazioni e materiale d’epoca.

(Claudio Fabretti - Ondarock - June ’09)


Our biggest thnx to Claudio Fabretti and Ondarock Staff