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International Version

CANONE EUROPEO

πάροδος
HELLAS
COME FERRO BATTENTE
RESURGENTE
CANONE EUROPEO
LE RITAL
ROMBO DI GIOVANE ALA
L'ALBA DELLE CENERI
BENVENUTO
NESSUNA CROCE MANCA
CUMMANDAR AS SHAITAN
PATMOS



Il titolo di questo nuovo, de/tonante full-length di IANVA si spiega in gran parte da sé.
Come già in "Italia Ultimo Atto", si ricorre a una narrazione di tipo "verista", con brani concepiti al pari di altrettante istantanee su fatti o personaggi reali, noti o anonimi, colti negli istanti in cui la Storia sta "accadendo", per cercare di cogliere l'essenza di uno spirito che sovrasta e racchiude vicende ed esistenze.
Lo Spirito che s'intende evocare è quello della Decadenza. Segnatamente come si manifestò nella cultura e nelle Arti europee prima che eventi apocalittici noti a tutti stravolgessero per sempre la fisionomia del continente.
Una vera e propria galleria di spettri, in cui torna a parlare l'ineffabile Canone Europeo, oggi dato per disperso e poco o nulla rimpianto. Evocatore di nobili cause come di ambigue derive, di bellezze olimpiche come di spleen suicidi. Eppure ci contiene e ci riassume tutti.
E la sua dispersione corrisponde alla nostra estinzione.
Per affrontare un tema che ha ossessionato schiere di predecessori illustri, IANVA guarda proprio a questi ultimi con maggiore nettezza che in passato.
Così, al consueto assalto sonoro del suo italianissimo suono da soundtrack vintage, sposa oggi le suggestioni mitteleuropee e motorik che costituirono la dorsale della prime e migliori sortite new wave e new romantic. Il Melodramma ottocentesco incontra i clangori da rivoluzione industriale. Chanson e Cabaret che risuonano con echi da cimitero monumentale.
E, in più, coadiuvati in questo giro da chi, di suggestioni decadenti, ha esperienza da vendere.

". Udrai nelle tue case ululati di femmine e di uomini; E precipitar nella guerra civile le città, di cui cani o fiere, O qualche uccello dilanieranno i corpi dei figli, Portando l'empio fetore dei cadaveri insepolti ai lari della patria...".
Tratto dall'Antigone di Sofocle, 442 a.C. Miglior incipit non poteva esserci.
Il che dovrebbe spiegare molte cose.

Con un enorme grazie ad Angelo Tonelli per il guesting.

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